giovedì 1 ottobre 2015

Ponti


Qualche settimana fa ho fatto un sogno. Mi trovavo nella casa dei miei genitori, quella in cui sono cresciuta. Guardando dalla finestra vidi che l'accesso alla strada proprio di fronte era ora sbarrata da un grosso cancello. Così chiesi a mia madre cosa fosse successo e per quale ragione adesso non si poteva più passare. Così lei mi spiegò che all'interno del piccolo paese si erano create due faide. In pratica alcune persone di due diverse zone del posto avevano cominciato a litigare. Il tutto nel tempo si era esteso al punto tale che erano stati innalzati dei muri perchè nessuna delle due parti avesse più contatti con l'altra. Non solo, questi muri, ovunque stavano diventando sempre più numerosi. Provai un grosso dolore nel sentire questo e piansi pensando a quante persone che abitavano al di là che non avrei più potuto rivedere. Al mio risveglio naturalmente fui sollevata dal fatto che fosse solo un sogno. Ma ho continuato a pensare a quei muri. Quanti muri, in effetti, noi tendiamo a costruire: per orgoglio, per paura, per vergogna, per non vedere, fatti  di sfiducia, di odio, di indifferenza..  Perchè prima di quelli di cemento i muri li costruiamo dentro di noi e specialmente nei confronti degli altri. Ma abbiamo mai pensato, impilando un mattone sopra l'altro, a quante opportunità ci perdiamo ? Penso se avessi messo un muro tra me e due bambine in particolare alle scuole elementari. Ero arrivata ad essere veramente esasperata dal loro comportamento. Combinavano un guaio dietro l'altro e non mancavano occasione di prendersi gioco di chiunque. Nonostante fossi timida e molto insicura non misi il muro quando alle scuole medie me le ritrovai di nuovo nella mia classe e vicine di banco. Non solo non si dimostrarono cattive come potevano sembrare ma, conoscendoci meglio e frequentando le nostre case, diventammo grandi amiche. Adesso sono brave nel lavoro, come mogli e come madri. E questa storia l'ho usata per insegnare ai miei figli di non fermarsi mai all'apparenza e che le persone possono cambiare in meglio. Cosa sarebbe successo se la sera che incontrai l'uomo che poi ho sposato per l'eternità se avessi messo un muro? Si, perchè  inizialmente entrambe eravamo convinti che all'altro non saremmo mai potuti piacere.. Ma abbiamo iniziato a parlare, ne è nata un'amicizia che poi è diventata qualcosa di più profondo. E quando ci siamo svelati quello che invece provavamo già dall'inizio ci siamo fatti, e ancora adesso facciamo, una grossa risata. Ma se ognuno di noi si fosse fermato alle proprie convinzioni? Se avessi messo un muro di pregiudizio davanti a Paola pensandola una persona agiata di quelle dedite all'apparenza adesso non avrei un'amica che è come una sorella. E se i figli di Mosia avessero messo un muro di diffidenza tra loro e i Lamaniti? Non si sarebbe potuto veder nascere un popolo meraviglioso. E se non mettessimo muri di diffidenza con i nostri vicini, con i nostri colleghi, ecc?
E se invece di costruire muri.. costruissimo ponti ?


Eleonora




"Noi costruiamo troppi muri e non abbastanza ponti"
(Isaac Newton)


giovedì 24 settembre 2015

Sull'essere sè stessi


Il percorso fatto negli ultimi anni ha portato a sentire dentro di me un grande desiderio che è diventato  un'urgenza, che è diventato un'esigenza vitale e sorprendentemente straordinaria e stimolante: quella di essere me' stessa. Credo che ognuno di noi abbia almeno una volta nella vita incrociato il messaggio dell'importanza di "essere sè stessi" e credo anche che molto spesso questo messaggio sia male interpretato. Così come "l'essere liberi" non significa fare ciò che si vuole a discapito degli altri, l'essere sè stessi non è certamente riassunto in "Sono fatto così e basta". Nel cercare di capire meglio il significato ho scoperto che l'essere sè stessi è qualcosa di molto più profondo e potente di quanto avessi mai immaginato. Ed è talmente spiritualmente personale che non è facile tentare di spiegarlo per me se non tramite la mia personale esperienza.   Il mio percorso alla ricerca di mè stessa ha fatto un notevole balzo in avanti quando mi è stato ricordato che la mia natura è divina. Sono figlia di un Padre Celeste che mi ama e che io amo. Prima di allora avevo già vissuto una vita premortale dove ho iniziato ad imparare alla presenza del mio Padre Celeste. So che avevo tanti progetti per quando sarei scesa qui e mi sono prefissata di adempiere, coraggiosa, a ciò che mi ero prefissata. Sono scesa su questa terra perchè ho accettato il Suo meraviglioso piano che comprendeva Gesù Cristo come Salvatore. Questo ha fatto si che il mio spirito potesse acquisire un corpo fisico e vivere qui. Dunque alla mia nascita mi è stato messo un velo di dimenticanza perchè non ricordassi la mia vita passata. Sarebbe stato davvero strano e doloroso altrimenti. Invece qui dovevo imparare ad agire con fede sapendo che questo tempo (anche se veramente minimo) è "di prova", quello in cui mi preparo ad essere degna di riabbracciare il mio Padre Celeste e gioire addirittura insieme alla mia famiglia per sempre. Ovviamente come ognuno di noi ha maturato differenti esperienze nella vita premortale, sulla terra queste sono diverse anche in base a dove nasciamo, a chi incontriamo, a ciò che accade a noi e intorno a noi. Viviamo in un mondo dove il confronto con gli altri è inevitabile. Questo di per sè non è sbagliato se lo utilizziamo per riflettere, per arricchirci di conoscenza, per allargare le nostre vedute, ma non certo se questo porta a voler essere "qualcun altro" o se vogliamo che gli altri siano uguali a noi. Tutti questi fattori insieme possono contribuire a  determinare chi siamo. Ma il meraviglioso dono del libero arbitrio determina chi decidiamo di essere.  Ed è sul chi voglio essere che lavoro. Nel 1998 ho scelto di portare su di me il nome di Gesù Cristo. Questo ha influito e influisce grandemente su tutte le mie scelte. Questo percorso mi ha portato, specialmente negli ultimi anni, a capire sempre più quanto sia fondamentale non cercare di essere in generale chi vogliamo ma affidarsi a Dio, lasciarsi portare dal Padre Celeste dove Lui vuole che andiamo: è lì che noi troviamo noi stessi. E non solo. Posso testimoniare che lungo il cammino scopriamo cose meravigliose.  Io, per esempio, ho scoperto che il mio sbuffare, il mio lamentarmi sono solo esteriori, non sono dentro di me ma sono solo strascichi e riflessi dell'ambiente in cui ho vissuto. Mi sono resa conto che dentro di me invece c'è un fuoco di speranza che non si spegne mai, che anche quando dico "non ce la faccio più" in realtà sto mentendo a mè stessa perchè invece so che ne uscirò perchè posso farcela. Adesso so che sono una che crede potentemente nel lieto fine perchè ormai in me è così radicata la promessa del mio Padre Celeste della gioia eterna  che la mia preoccupazione maggiore non è più tanto ciò che mi capita ma che io l'affronti nel modo giusto (e lo affermo in un periodo in cui mi sta capitando di tutto perchè io sia scoraggiata). Ho scoperto in me (ma forse ho ritrovato) una punta di stravaganza e di ribellione alle convenzioni che in certi contesti e con i migliori intenti sto imparando ad utilizzare e ad amare incredibilmente. Sto attingendo ad un pozzo di creatività da cui bevo per dissetare mè stessa e se questo succede è perchè lo faccio per amore di tutti quelli che ne possano usufruire. Adesso posso dire che faccio molte cose con il mio stile "personale" e non voglio fare qualcosa solo per ottenere l'approvazione di più persone: io voglio piacere al mio Padre Celeste. Questo mi aiuta ad aver più coraggio e meno paure.  E la cosa più bella, nonostante tutte le circostanze in cui mi trovo e le mie debolezze, ho scoperto in me una forza interiore che neanche lontanamente pensavo di poter avere. Tutto questo arriva da Lui.  Ed è la conseguenza del lasciarmi plasmare dalle Sue meravigliose mani.  Mi rivolgo a chi sta leggendo le parole che ho scritto: se non sai da dove cominciare la ricerca di tè stesso sappi che la tua natura è divina: se cominci da qui sei già all'80% di quello che devi sapere.

Eleonora




Photocredit by sorelleminorifrancescane.org

lunedì 31 agosto 2015

Eccomi qui




Ed eccomi qui, dopo aver ricevuto una nuova chiamata nella mia chiesa, a chiedermi: 
CHE COSA IO HO DARE?
Eccomi qui: la più inadeguata dell'universo, la meno organizzata, la più confusionaria, la smemorata cronica che dimentica fatti, cose, nomi e testa, che è capace di dimenticare una pizza o una torta nel forno per un'intera notte, quella dalla fantasia galoppante peggio di Walter Mitty, quella che non sa nemmeno attaccare un bottone, ma che neanche sa stirare bene o smacchiare come si deve, quella che non ha ancora capito come si gestiscono le pulizie di casa (oltre che i figli e i loro orari), quella che non sa gestire un euro, quella che non ha pazienza ne con i capelli ne con il trucco, quella che specialmente le buie mattine d'inverno si sveglia presto ma il suo cervello no come del resto nemmeno il suo ottimismo, quella a cui sono uscite così tante stupidaggini in inglese che forse è meglio non imparare anche lo spagnolo e far ridere anche tutti i suoi amici latinoamericani, quella che sa cosa sono le malattie croniche e le cure a vita, quella che un giorno è un leone e un altro è un bradipo,  quella che purtroppo deve ricorrere al dormire per spegnere almeno per un po' un cervello iperpensante, quella che era una bambina timidissima e fondamentalmente dentro lo è ancora,  quella piena di paure, di insicurezze,quella imbranata, quella che non ha mai avuto un dialogo con suo padre, quella che non si riconosce per niente nel  suo luogo di origine sentendosi  così  da sempre come se abitasse in terra straniera (e con questo posso estendere questo sentimento a tutta la terra), quella che sa cosa vuol dire essere l'unico membro della sua chiesa nella famiglia di origine (a parte gli antenati), quella che sa cosa vuol dire avere figli che hanno smesso di credere negli stessi princìpi, quella che è il vaso rotto di anziano Holland perchè sa cos'è la schizofrenia e la depressione, oltre che la frustrazione e lo scoraggiamento, quella che ha provato ad essere quasi alla rottura del proprio matrimonio, quella che sa cos'è la solitudine e il silenzio che da un lato teme e dall'altro cerca, quella che soffre di crisi d'identità, che continua a chiedersi "cosa farà da grande", quella che ha scritto decine e decine di testimonianze.. e sono ancora lì da pubblicare sperando che il contenuto superi la qualità dell'italiano e della punteggiatura.  Eccomi qui: con il mio carico di limiti, di difetti, di mancanze, di errori, tutti dati perchè ne faccia buon uso, perchè dall'esperienza ne tragga insegnamento, per essere più comprensiva, perchè non mi risparmi nel dare. Eccomi qui: imperfetta ma viva. Eccomi qui: con il desiderio di andare avanti, con il desiderio di onorare il mio Padre Celeste perchè  se anche il mondo mi voltasse le spalle ma il mio cuore fosse accettevole a Lui andrebbe bene perchè in fondo è quello per cui sono qui su questa terra.   Ed è questo che ho da dare. 


Eleonora




venerdì 17 luglio 2015

Puzzle spirituali

La mia memoria funziona in un modo davvero strano, mai come ultimamente me ne rendo conto. Sono capace di leggere un nome e dimenticarmene all'istante, di non ricordare il titolo di un film che amo e che ho visto dieci volte, sono capace di incepparmi nelle parole di canzoni che ascolto da anni, di non ricordarmi parole in inglese che uso tutti i giorni... Piuttosto frustrante.  Su quattro figli due sono dislessici certificati, hanno problemi di memorizzazione e uno dei due in particolare negli automatismi.  Ecco una spiegazione razionale alle mie difficoltà. Ma  il  Signore, come dice un famoso versetto,  ci ha dato dei limiti affinchè umiliandoci  le cose deboli diventino forti per noi. So che il Signore mi ha dato questo limite per molti scopi. Molti ancora non li conosco ma uno di questi è davvero bellissimo. Avevo dimenticato gran parte della mia infanzia, nella mia mente erano rimaste solo delle immagini, dei momenti precisi che però non mi sembravano così rilevanti. Perchè ricordavo quello e non altro? Me lo ero sempre chiesta.  Ma ora comincio a capire che quello non era altro che un modo in cui il Signore mi stava dando delle tracce, delle indicazioni per formare un vero e proprio "puzzle spirituale"  che tra tanti ricordi si sarebbero persi e non avrebbero avuto tanto risalto.  Ne ho tanti di episodi che testimoniano questo nella mia vita, molti sono davvero preziosi per me, come questo. Quando ero una bambina avevo un amico, un compagno di classe, con cui mi trovavo spesso a giocare perchè i nostri padri lavoravano nella stessa ditta. Così, essendo i nostri genitori diventati amici, spesso andavamo a casa loro. Ricordo che mi piaceva tantissimo andare a trovarli specialmente quando si trasferirono in una nuova grande casa dove io, il mio amico e sua sorella giocavamo potevamo giocare ore insieme. Se dico che non ricordo a cosa giocavamo? Niente. Eppure ci siamo frequentati per anni. E so che ci divertivamo un sacco. Ma l'unico vero ricordo che ho appartiene a un solo giorno, un solo momento. E lì ricordo il gioco. Avrò avuto credo non più di 9 o 10 anni. Giocavamo a un gioco in cui dovevamo indovinare le capitali del mondo. E di tutto quello mi ricordo solo un momento: quando lessi il nome di una città che suscito' in me una simpatia così grande che  ho solo l'immagine di quel nome e di me che comicio  a ripeterlo ad alta voce così tante volte in quel giorno  che anche i miei genitori lo memorizzarono.  Non solo. In casa mia per anni  diventò un vero e proprio tormentone. "Qual è la capitale dell'Honduras? Tegucigalpa!" Ma quante volte l'avremo ripetuto ridendo? Per anni mi sono vantata con fierezza di questa mia conoscenza sognando ad occhi aperti di partecipare a un quiz televisivo che mi ponesse la domanda " Qual è la capitale dell'Honduras ?" e io fiera e sorridente rispondere: Tegucigalpa!! Perchè una parola ebbe il potere di suscitare in me una sorta di simpatia, quasi fosse magica? Dopo tanti anni credo di aver capito. E' per lo stesso motivo per cui anni fa vedendo per la prima volta il tempio a Salt Lake City d'istinto desiderai di entrarci senza sapere nemmeno cosa fosse. E' per lo stesso motivo per cui lessi la parola "missione" in un'azienda di Provo e io dissi all'amico che avevo accanto  a me; "Per me non è solo un termine economico, sento che c'è qualcosa di più".  E' per lo stesso motivo per cui non parlo spagnolo ma la prima parola pronunciata nella mia vita è stata .. agua. E ' perchè a volte il velo della dimenticanza si assottiglia e il Signore ci mostra alcuni pezzetti che comporranno la nostra vita. Io lo chiamo "puzzle spirituale". Più pezzi riusciamo a riconoscere, più ne riusciamo a sistemare al posto giusto, più appare la magia di un piano che un giorno Lassù ci apparirà meravigliosamente comprensibile. Un giorno andrò a Tegucigalpa e farò la foto davanti all'insegna della città. Lo devo a quella bambina che saltava ridendo, ripetendo quel nome. Per ora mi "accontento" di rimanere qui e  spiegare con gioia cosa è successo anni dopo quel famoso giorno.  E' successo che adesso amo l'Honduras .  In questi ultimi anni "casualmente" uno dopo l'altro molti honduregni  sono entrati a far parte della mia vita. Io voglio loro davvero molto bene, mi fanno sempre sentire viziata e coccolata, nonostante molti di loro non li abbia ancora incontrati di persona. Amo la loro solarità, allegria, ospitalità e soprattutto la loro dolcezza, una qualità che veramente li caratterizza e che non ho mai trovato così evidente e diffusa in altre culture. Ho mille storie adesso legate all'Honduras e, come disse una delle mie più care amiche catrache: "Ele, questa storia sembra un libro già scritto!".  Gli occhi dei bambini honduregni mi fanno letteralmente sciogliere come neve al sole, così come il prezioso affetto della mia "sorella gemella" nata a La Ceiba,  delle mie amiche honduregne che, vivendo da anni in Italia, parlano con l'accento toscano,  della mia amica di San Pedro Sula con cui siamo state capaci di ridere fino alle lacrime, della mia amica italiana che ha deciso di andare a vivere a Tegus e quando parla dell'Honduras le brillano gli occhi (aspetto un suo commento in catracho!), di tutti quelli che mi aspettano lì, del dolcissimo signore che ha scritto che illumino due continenti e per cui non trovo parole sufficienti per esprimergli la mia gratitudine e il  mio affetto, non solo per quello. Ci credo che quella bambina fosse così felice trovandosi di fronte l'Honduras: aveva ricordato il suo futuro. Così come anni dopo lo riconobbe nel tempio e nella parola "missione" mesi prima di battezzarsi nella Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni. Mi mancano ancora tanti pezzi per completare il mio "puzzle spirituale" ma sono felice. Tutto questo non fa altro che confermarmi quanta magia esiste, se la vogliamo vedere, in questa seppur breve vita sulla terra.

Eleonora






Consiglio a tutti intanto di andare a leggere e documentarsi su questo meraviglioso paese, l'Honduras, sulla sua storia, la sua gente, le tradizioni, il cibo. Se non sapete da dove cominciare potete farlo da qui. Chi ha scritto questo libro è "il dolcissimo signore" che io stimo e ammiro anche  per il suo bagaglio culturale.  E' un profondo conoscitore ed estimatore del paese anche perchè, cosa non trascurabile, deve all'Honduras tutto il suo retaggio. 

http://www.amazon.it/Honremos-nuestra-Honduras-Spanish-Wilfredo-ebook/dp/B00WHUPDSU/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1437122656&sr=8-1&keywords=wilfredo+mayorga+alonzo








giovedì 16 luglio 2015

ROMPECABEZAS ESPIRITUAL


Mi memoria funciona en un modo muy extraño, como  últimamente me doy cuenta. Puedo leer un nombre y al instante me olvido, no recuerdo el título de una película que me encanta y he visto diez veces, son capaces de incepparmi en las palabras de las canciones que escuchan desde hace años, no recuerdo las palabras en inglés que utilizo todos los dìas, es frustrante. Dos de mis 4 niños son certificados disléxicos, tienen problemas de memoria y una de dos en particular en los sistemas de automatización. He aquí una explicación racional para mis problemas. Pero el Señor, como dice un famoso verso, nos dio los límites para hacer que seamos humildes y que las cosas débiles sean fuertes para nosotros. Yo sé que el Señor me ha dado este límite para muchos propósitos. Muchos todavía no saben , pero uno de ellos es realmente hermoso. Me había olvidado gran parte de mi infancia, en mi mente estaban sólo las imágenes, los momentos precisos, pero no parece tan importante. Porque me acordé de eso y nada más? Yo siempre me he preguntado. Pero ahora empiezo a entender que esto no era más que una forma en la que el Señor me estaba dando las pistas, indicaciones para formar un verdadero "rompecabezas espiritual" que entre tantos recuerdos se perdería y no habría tenido tanto protagonismo. Tengo tantos episodios que dan testimonio de esto en mi vida, muchos son realmente preciosos para mí, así. Cuando yo era un niña yo tenía un amigo, un compañero de clase, con la que yo estaba jugando a menudo porque nuestros padres trabajaron en la misma empresa. Así, desde que nuestros padres se hicieron amigos, a menudo nos fuimos a su casa. Recuerdo que me gustaba mucho ir para encontrarlos especialmente cuando se mudaron a una nueva casa grande donde yo, mi amigo y su hermana estabamos jugando, podìamos jugar durante horas Si digo que no recuerdo lo que jugamos? Nada. Sin embargo, nos frecuentamos durante años. Y sé que me divertí mucho. Pero el único recuerdo real que tengo es de sólo un día, un momento. Creo que debì haber tenido de 9 o 10 años. Jugamos un juego en el que teníamos que adivinar las capitales del mundo. Y todo lo que recuerdo es un momento cuando leí el nombre de una ciudad que causò 'en mí una simpatía tan grande que sólo la imagen de ese nombre y de mì que comenzè a repetir ese nombre en voz alta tantas veces que mis padres memorizzarono. No solo. En mi casa desde hace años se convirtió en una pesadilla. "¿Cuál es la capital de Honduras? Tegucigalpa!" Pero, ¿cuántas veces hemos repetido riendo? Durante años me jactaba con orgullo de mi conocimiento soñar despierto a participar en un programa de juegos que me gustaría poner la pregunta "¿Cuál es la capital de Honduras?" y estoy orgulloso de la respuesta y la sonrisa: Tegucigalpa !! Debido a que una palabra tiene el poder de inspirar en mí una especie de simpatía, como la magia? Después de tantos años creo que entiendo. Es por la misma razón que hace años ver por primera vez el templo en Salt Lake City deseaba instintivamente a entrar sin saber siquiera lo que era. Es por la misma razón por la que leer la palabra "misión" en una compañía en Provo y me dijo que yo era su amigo a mi lado; "Para mí sólo hay un término económico, siento que hay algo más." E 'por la misma razón por la que no hablo español, pero la primera palabra pronunciada en mi vida fue .. agua. Y 'porque a veces el velo del olvido se desvanece y el Señor nos muestra algunas piezas que compondrán nuestras vidas. Yo lo llamo "rompecabezas espiritual." Más piezas no reconocen, por lo que puede organizar el lugar correcto, la magia aparece más de un plan de un día allí miraremos maravillosamente comprensible. Un día voy a ir a Tegucigalpa y voy a mantener la imagen en frente de la bandera de la ciudad. Se lo debo a esa pequeña niña saltando, riendo, repitiendo ese nombre. Por ahora me conformo" por estar aquí y explicar con alegría lo que sucedió años después de aquel famoso día. Éxito E 'que ahora me encanta Honduras. En los últimos años "accidentalmente" uno tras otro muchos hondureños se han convertido en parte de mi vida.Los quiero mucho, siempre me hacen sentir mimada y consentida, a pesar de que a muchos de ellos no los he conocido en persona. Me encanta su luminosidad, alegría, hospitalidad y, sobre todo, su dulzura, una cualidad que realmente les caracteriza y nunca me pareció tan evidente y generalizada en otras culturas. Tengo muchas historias relacionadas con Honduras y ahora, como le dijo a uno de mis amigos más queridos catrache: ". Ele, esta historia parece haber escrito un libro" Ojos de los niños hondureños hacen que me derrita literalmente como la nieve al sol, así como el precioso amor de mi "hermana gemela" nació en La Ceiba, mis amigos hondureños que, viviendo durante años en Italia, hablan con el acento toscano, el Mi amigo de San Pedro Sula con la que hemos sido capaces de reír hasta las lágrimas, mi amigo italiano que decidió ir a vivir en Tegus y cuando habla de Honduras le brillan los ojos (busque en su comentario catracho!), de todos los que están esperando para mí no, las damas dulces que escribieron que iluminan dos continentes y por qué no pueden encontrar suficientes palabras para expresar mi gratitud y mi afecto, no sólo por eso. Yo creo que este niño estaba tan feliz cuando se enfrenta Honduras: se acordó de su futuro. Así como años más tarde lo reconocieron en el templo y en la palabra meses "misión"meses antes de ser bautizada en la Iglesia de Jesucristo de los Santos de los Últimos Días. Todavía echo muchas piezas para completar mi "rompecabezas espiritual", pero estoy feliz. Todo esto  confirma la cantidad de magia ahí, si queremos ver, incluso en esta corta vida en la tierra.

Eleonora






Recomiendo a todos mientras de leer e informarse sobre este maravilloso país, Honduras, su historia, su gente, tradiciones, comida. Si usted no sabe por dónde empezar, puede hacerlo aquí. ¿Quién escribió este libro es "es dulce Senor" que respeto y admiro él por su origen cultural. Es un gran conocedor y admirador del país también porque, por último pero no menos importante, en caso de Honduras todos sus antecedentes.
http://www.amazon.com/Honremos-nuestra-Honduras-Spanish-Wilfredo-ebook/dp/B00WHUPDSU/ref=sr_1_fkmr0_1?ie=UTF8&qid=1437089615&sr=8-1-fkmr0&keywords=wilfredo+mayorga+alonzo


mercoledì 8 luglio 2015

A WHITE SPACE

This is something that happened to Tiziano, a friend of mine.

It is something that he wanted to share publicly and for this reason I am grateful, and also, because this is really worthwhileand concerns everybody.


"Now that some time has passed, I can tell the story. Yesterday morning my 10 year old son Ale and I were going to Lisanza for a sailing course. Just before we arrived at our destination, a FiatPunto suddenly slammed on its brakes in front of us. I tried to avoid it by moving over, but the driver just opened the door andI quickly braked my carI honked but it seemed like he hadn’t seen me. Then he shouted and swore at me. Exercising self-control because my son was with me, I asked: “Are you crazy”? Then I saw him running towards the closest lawn and putting his hands on his head. I had to make a maneuver to get around himbecause he had blocked traffic. Meanwhile I said something that I did not remember  The woman sitting next to the driver got out of the car and came close to my window and said: "Excuse us, we just got a call that there has been an accident and our daughter is dead.”

barely managed to tell her: "I'm sorry.” I felt worse than I ever had for insulting that poor father."


He adds:


"Moral of the story: I think I'm a person who seeks to justify theactions and words of others even when it is hard. Well, I do not do it enough."


cried after reading this story, I really cried. I wrote back to my friend that I was moved. But it was more than that. I had a feeling like, "Eleonora, come down from the pedestal and look around".

I wanted to write a world of words inspired by this fact, but instead of that I leave a blank space so that each of us can stop in this white space and fill it out with our own reflection andlook around, to see where we want our road to take us. We always need a white space to remind us that we do not do enough.


Eleonora 



Kindly translated by my friend Milca Pessetto. :) 

lunedì 6 luglio 2015

Il "mio" scrivere

Amo scrivere.
Lo amavo immensamente anche quando ero una bambina. A scuola scrivere i temi era per me prendere una boccata d'aria. Respiravo creativita' pura. Ma probabilmente non mi ero mai resa conto di quanto. E di quanto questo facesse parte di me. 
Il merito lo devo moltissimo alla mia maestra elementare, la signora Rosa. Lei incoraggiava e lasciava libera la mia creativita'. Lei era cosi' entusiasta di cio' che scrivevo che mi mandava a leggere le mie "opere" anche nelle altre classi. Ero una bambina timidissima e quello era il modo in cui potevo uscire e dare, a me e agli altri. Alle scuole medie questo e' continuato. Finivo sempre per essere quella che regolarmente rappresentava la scuola ai concorsi letterari. Ma a me di quello non importava poi molto. 
Credo che cio' che colpisse,specialmente gli adulti, dei miei elaborati non fosse certo una particolare forma di scrittura sofisticata e fluente quanto la particolarita' dei contenuti. Il foglio bianco per me era l'inizio di una riflessione. Non scrivevo mai se non dopo aver riflettuto e ponderato esattamente su cosa volevo veramente trasmettere. Li' dentro esprimevo me stessa, con le mie opinioni, i miei ragionamenti. Li' dentro c'era l'implicito invito ai lettori a fare altrettanto. Ricordo che in prima media ci assegnarono un tema per un concorso in occasione dell'Anno internazionale del fanciullo. Molte insegnanti vollero una copia del mio per se'. 
Ma si sa, spesso sul nostro cammino di vita possiamo trovare numerosi fattori di distrazione che distolgono da cio' che sei veramente, anche fino a fartelo dimenticare del tutto. E cosi' dopo il liceo scientifico mi ritrovai "matura", ma con cucito addosso un senso di costrizione e di forzatura tali che non potevo nemmeno piu' concepirmi a frequentare una normale, tradizionale, inquadrata facolta' universitaria esistente all'epoca. Cosi' nel cercare qualcosa di creativo che pero' potesse essere finalizzato ad una professione (che tradotto era: che ti facesse stare con i piedi per terra) scelsi di frequentare una scuola triennale di pubblicita'. Naturalmente l'ultimo anno volli specializzarmi come copywriter. 
Ma.. sorpresa! Non ero per nulla quella che si distingueva e le idee sui testi non mi venivano cosi' facilmente e quello che mi veniva non entusiasmava ne' me ne' l'ambiente competitivo, edonistico e molto spesso superficiale della Milano anni '80 in cui mi trovavo. 
Ancora una volta avevo perso me stessa. L'insegnante del corso di scrittura creativa non si risparmiava in critiche pesanti di fronte a nessuno. Ho scritto che non mi distinguevo? Ecco, forse non e' esatto. Meglio dire che non ero all'altezza in quel campo. Perche' invece ancora una volta io mi sentivo diversa. Un giorno l'insegnante ci assegno' un esercizio creativo in classe. Dovevamo semplicemente guardare fuori dalla finestra ed elencare di getto cio' che ci veniva in mente, senza pensarci piu' di tanto. Quando fu il momento di confrontarci mi resi conto di aver fatto qualcosa di completamente diverso rispetto agli altri: non meglio, non peggio ma diverso, unico. Una volta sottoposto il mio esercizio all'insegnante vidi il suo viso esprimere un certo disgusto. Dopodiche' mi disse: "Con il tuo stile tu non farai mai pubblicita'!" Frustrata, confusa  ma desiderosa di risposte la incalzai immediatamente: 
"E quindi con il mio stile cosa potrei scrivere?" Lei rilesse il mio testo, aggrotto' la fronte e poi con aria sufficiente rispose: "Canzoni. Tu puoi scrivere canzoni."
Ero frastornata. Non riuscivo a capire cosa mi stesse capitando, cosa tutto questo significasse. E quindi? Chi ero? Dopo essere comunque riuscita a diplomarmi ebbi la benedizione di formare la mia famiglia. Divenni mamma a tempo pieno. Viste le difficolta' incontrate, soprattutto economiche, vissi un momento difficile. Mi ricordo ancora di essermi svegliata per diverse notti con l'impulso di dover prendere carta e penna e scrivere favole e filastrocche per mia figlia. Ma ancora non mi rendevo conto che, anche se da me sepolto e dimenticato, si trattava di qualcosa che faceva parte di me: era solo li' nascosto da qualche parte. 
Dopo che il Signore decise che era ora che la mia vita cambiasse e diventai membro della Chiesa di Gesu' Cristo dei Santi degli ultimi giorni, ebbi la possibilita' di scrivere discorsi, messaggi, idee, qualche pagina di diario, ecc. 
Credo pero' non mi rendessi ancora conto di nulla. Questo fino ad ottobre 2010. Avevo passato un momento della mia vita in cui ero arrivata al punto di credere di non saper fare piu' nulla. Dovevo trovare la forza di uscire da quella situazione. Dovevo affidarmi al Signore e desideravo servirLo. Sapevo che nonostante la salute, il tempo, ecc Lui avrebbe esaudito le mie preghiere. Da qualche parte dovevo iniziare. E cosi' mi ritrovai a riflettere sulle piccole cose che ero in grado di fare. E mi venne in mente il "mio" scrivere. Dovendo stare parecchio tempo a casa e spesso non con uno stato di salute fantastico (ero come un'auto perennemente in riserva) cominciai ad utilizzare la scrittura utilizzando i social, la posta elettronica, ecc. Come dicevo, l'ottobre del 2010 segno' una svolta nella mia vita. L'essere invitata con la mia famiglia alla cerimonia per il futuro tempio di Roma instillo' in me il desiderio di documentare tutto: la preparazione spirituale, gli avvenimenti, le emozioni, le testimonianze. 
Da li' iniziai seriamente a scrivere il diario. Lo scopo principale era poter lasciare un'eredita' spirituale per la mia famiglia attuale e futura. La gioia sempre maggiore di utilizzare un talento per aiutare  qualcun altro ha prodotto in me nel tempo anche sempre maggiore desiderio di continuare a trovare anche sempre nuovi modi per farlo. 
Dai discorsi al diario, dai messaggi alle lettere, da una raccolta di testimonianze a un blog fino al progetto di speciali caminetti: ma tutto sempre con uno scopo. Poter usare le parole per confortare, per consolare, per rallegrare, per rassicurare, per incoraggiare, per ispirare: in due parole,  per servire. 
Non ho potuto trovare maggior gioia nella mia vita che mettere un "mio" (non c'e' nulla di mio) talento al servizio del Signore. Attraverso tutto questo non mi perdo piu' ma anzi mi ricordo chi sono. 
Le parole non sono mie. Sono Sue. 
Il mio compito e' di essere all'altezza di poterle leggere nel cuore, arrivate li' tramite il filo con il cielo che mi lega al mio Maestro. 

Eleonora



Ps : E le canzoni? 
Le ho scritte. Aspetto solo che il Maestro aggiunga la musica. :) 

martedì 9 giugno 2015

Uno spazio bianco

Questo e' qualcosa che e' successo a Tiziano, un amico.
E' qualcosa che lui ha voluto condividere pubblicamente e per questo motivo gliene sono grata. 
Perche' davvero merita. 
Perche' davvero riguarda tutti.


"Ora che mi e' passata un po', posso raccontarla. Ieri mattina stavamo andando a Lisanza per il corso di vela, io e Ale, il mio piccolo di 10 anni. Poco prima di arrivare una Punto davanti a noi  improvvisamente inchioda e accosta malamente. Ho cercato di evitarla spostandomi sulla destra ma il tizio ha spalancato la portiera. Sono riuscito a frenare a pochissimo. Gli ho suonato e lui senza nemmeno guardarmi mi ha gridato: "Non rompere i c*******!". Ora, con il piccolo vicino mi sono trattenuto limitandomi a dirgli: "Ma sei scemo?!" Poi lo vedo allontanarsi verso il prato vicino con le mani sulla testa. Io ho dovuto fare manovra perche' non riuscivo a passare e avevamo bloccato il traffico. Nel frattempo ho detto qualcosa che non ricordo.. La donna seduta a fianco del guidatore e' scesa, si e' avvicinata al mio finestrino e mi ha detto: "Ci scusi, ci e' arrivata una telefonata, e' successo un incidente: nostra figlia e' morta."
Sono appena riuscito a dirgli: "Mi dispiace" ma aver insultato quel povero padre mi ha fatto sentire male come non mai. 

Poi aggiunge: 

"Morale: penso di essere una persona che tende a giustificare i gesti e le parole altrui anche quando si fa fatica. 
Bene. Non lo faccio abbastanza."

Ho pianto. Dopo averlo letto ho pianto. Ho scritto al mio amico che mi sono commossa. Ma e' stato di piu'. Ho avuto un sentimento tipo: "Ele, scendi dal piedistallo e guardati intorno" 
Avrei voluto scrivere il mondo prendendo spunto da questo fatto. 
Ma invece lascio uno spazio bianco. Che ognuno di noi possa in questo spazio bianco fermarsi, riempirlo con la propria riflessione e guardarci intorno, per capire cosa e dove vogliamo che la nostra strada ci porti. Abbiamo sempre bisogno dello spazio bianco per ricordarci che non facciamo abbastanza. 












Eleonora. 


Photocredit by www.billemory.com

lunedì 4 maggio 2015

Quadrifogli



Davanti a un prato di trifogli non posso fare a meno di fermare il mio sguardo per vedere di trovarci in mezzo qualche quadrifoglio. E ne trovo tantissimi. Fin da bambina avevo questa capacità. Ricordo di averci persino riempito quaderni interi. Ho sempre considerato questo semplicemente una mia curiosa caratteristica fino a quando qualche  giorno fa mi sono messa a cercare quadrifogli nel prato di fronte casa con i miei bambini. Jacob, il più piccolo, ne aveva trovati uno dietro l'altro. Non immaginavo che uno dei miei figli potesse ereditare  da me una simile particolarità. E invece certo che poteva succedere: è una caratteristica personale e in quanto tale la posso ritrovare nella mia progenie e a mia volta averla ereditata da qualche antenato. La mia riflessione è continuata pensando a che strano dono poteva essere e a cosa poteva servire. Perchè in mezzo a un prato dove ci sono tanti elementi la mia attenzione è rivolta solo alla ricerca di alcuni in particolare? La risposta è arrivata. Perchè da sempre io sono quella che nota cose ma soprattutto persone  che, per un motivo o per un altro, gli altri non notano. Così  in mezzo a una folla mi ritrovo a cogliere uno sguardo impaurito, uno intristito, un sorriso ispirativo, una ricchezza d'animo.. Ecco il mio essere ricercatrice di quadrifogli. Ho compreso che a me è stato dato di notare quelli: fa parte di me. Nel meraviglioso prato dell'umanità c'è una grande varietà: chi si accorge di qualche quadrifoglio che la maggior parte non nota, chi si occupa di pochi o molti trifogli. L'importante in tutto questo è che ognuno di noi, trifoglio o quadrifoglio che sia, è seguito, vegliato, accudito da un Giardiniere amorevole, il nostro Padre Celeste, a cui non scappa nemmeno il più piccolo e debole dei suoi fili d'erba.

Eleonora



sabato 25 aprile 2015

Su di me




"You may say I'm a dreamer but I'm not the only one.."
Si, sono una sognatrice. E so di non essere l'unica.Lo sono sempre stata.
Tranne in un momento della mia vita in cui me lo ero dimenticato.
E' stato davvero un brutto momento. Poi è arrivato Dio.
Mi ha preso per i capelli e mi ha detto: "Ok, adesso basta!"
E lì è cominciata la mia vita. 
E' la mia fede che mi fa credere nei sogni, nei miracoli, nell'impossibile.
E' la mia fede che ogni giorno mi consente di affidarmi alla guida di Dio.
Non un Dio qualunque. Un amorevole Padre Celeste che ogni giorno mi insegna a pentirmi, ad amare, a gioire. Un Padre Celeste che ha tanto amato il mondo da mandarci il suo figlio prediletto Gesù Cristo.
Nel Vangelo ho trovato la verità. Questa verità mi sostiene e mi infonde forza e coraggio. Anche il coraggio di ammettere di avere ancora così tanto da migliorare.
Non sono nulla senza il mio Padre Celeste, il mio Redentore Gesù Cristo e   i figli e le figlie di Dio su questa terra, miei cari fratelli e sorelle.
Ringrazio con tutto il cuore chi ama condividere il Vangelo con me perchè ne ho bisogno più del cibo.  :)




Photo credit by www.erikaliodice.com

venerdì 17 aprile 2015

A GIFT


Reaching the age of 46, getting up one morning and hearing the voice inside your head telling you: "It's a nightmare. Everything has fallen apart." Looking back and feeling like you have built your house on sand. And you start thinking that you did this wrong. That wrong.. Until the list becomes as long as a freeway. You start wondering where you ended up, how did you get to be like this, you're ruining the lives of the people close to you .. The mirror becomes something to be avoided, it would take so little to reach that point that would make you want you to crawl somewhere and cry, maybe you fall asleep easily, but if you wake up your mind’s peace is over .. You cannot breath, because you are carrying the weight of a black fog. It's a lady that many people know: it's called depression. She is very different from Lady Sadness, whom more or less everyone meets in their lives but whose visits can be very short. Depression is something quite different, that has much deeper roots. I feel uncomfortable having to talk about this part of myself, but I want to do it so that I may be of help to someone. Do not worry about me: I have learned that this is a gift. All obstacles, imperfections, limitations are gifts. Just know that the only one who can decide to get out of depression is the person who is inside it. Without this decision any outside help becomes vain. I am talking to those who are suffering. Someone said to treat depression as a break. Yes, it's true. We have paused because some balance has broken. And we should not be afraid to consider it so. It means that we have to stop, and figure out what we need to fix and what we need to change. It means that there is a discomfort, that we are keeping ourselves from being happy. The key is to go find our inner strength, wherever it may be. Even in the darkest dark I have felt the Lord supporting me. The certainty of His presence and His love, in the midst of the uncertainties of life, has helped me to keep standing and to grab onto even the smallest bit of strength left. And this is for those who feel helpless because they have someone close who suffers from it: feeling loved is really a big boost. I always felt loved, even in those dark months. I have always been sure that if only I had spoken about my problem, I would have had a crowd of people who would have been there to help me in every possible way. But the fight was (and still is) with myself. The discomfort, in my case, comes from trying to find that part of me that I completely lost, or maybe I had never found. Depression can be a break that leads to the search. If in the meanwhile we live the gospel principles, we can’t avoid to find ourselves through others. A sincere desire to serve, even if we find ourselves without strength and resources, helps us do that first small step. Even the longest of walks is done one step at the time. That first step is up to us. I turn again to those who often or occasionally go "on pause": love what happens to you. Take advantage of all this to become sensitive, compassionate, empathetic, generous, understanding, loving, discreet, sympathetic. This will only make you a better person.
And then you will realize that this was truly a gift and you will be grateful for it.
As I did.
A hug. Eleonora



THANK YOU


My name is Eleonora.
Yes Thank You. Well, I was thinking about the first word I should write, and this is definitely the right one.
Thank You to the One who watches over me constantly. 
Thank You to the One who tells me the words to write.
Thank You to the One who loves me without limits and that is so patient with me. Thank You to the One who is always there to comfort me, to encourage me, to guide me.
Thank You Lord. I know You're there.
I'm not a writer.
But I have something to say ..


































  


venerdì 27 febbraio 2015

Un dono

Arrivare a 46 anni, alzarsi una mattina e sentire la tua voce in testa che ti dice: "E' un incubo. E' crollato tutto." Guardarsi indietro e sentirsi mancare come se avessi costruito la tua casa sulla sabbia. E cominci a pensare che hai sbagliato questo. quest'altro.. fino a che la lista diventa lunga quanto un'autostrada. Ti chiedi dove sei finita, come hai potuto arrivare a questo, che stai rovinando la vita delle persone vicino a te.. Lo specchio diventa qualcosa da evitare, basta un niente per toccare un punto che ti spinge volerti chiudere da qualche parte a piangere, ti addormenti magari facilmente ma se ti svegli per la tua mente la pace è finita.. Non hai respiro perchè hai il peso di una nebbia nera. E' una signora che molti conoscono: si chiama depressione. E' molto diversa dalla signora tristezza che più o meno visita tutti nella vita ma le cui visite possono essere anche davvero brevissime. La depressione è qualcosa di ben diverso, più radicato e profondo. Mi sento a disagio dover parlare di questa parte di me stessa ma desidero farlo per poter essere io stessa un aiuto. Non preoccupatevi per me: ho imparato che anche questo è un dono. Tutti gli ostacoli, le imperfezioni, le limitazioni sono dei doni.Sappiate che l'ultima parola per decidere di uscire dalla depressione spetta solo a chi ci è dentro. Senza questa decisione qualsiasi aiuto esterno diventa vano. Mi rivolgo a chi ne sta soffrendo. Qualcuno ha detto di trattare la depressione come una pausa. Si, è vero. Siamo in pausa perchè qualche equilibrio si è rotto. E non dovremmo averne paura se la consideriamo così. Significa che dobbiamo fermarci e capire cosa dobbiamo aggiustare, cosa dobbiamo cambiare. Significa che c'è un disagio, che ci stiamo impedendo di essere felici. La chiave è andare a trovare la nostra forza interiore, ovunque sia. Anche nel buio più buio ho sentito il Signore sostenermi. La certezza della Sua presenza  e del Suo amore nel mezzo dell'incertezza delle vicissitudini della vita mi ha aiutato a rimanere in piedi e a volermi attaccare anche alla più piccola briciola di forza rimasta. E questo è per chi si sente impotente perchè ha qualcuno vicino che ne soffre: sentirsi amati è davvero una grande spinta. Mi sono sempre sentita amata anche in questi mesi bui. Ho sempre avuto la certezza che se solo avessi parlato avrei avuto una folla di persone che avrebbero voluto aiutarmi in ogni modo. Ma la lotta era (ed è) con me stessa. Il disagio nel mio caso è cercare una me stessa che ho completamente perso o che forse non ho mai trovato. La depressione può essere una pausa che spinge alla ricerca. Se in questo viviamo i principi del Vangelo non possiamo che trovare noi stessi solo attraverso gli altri. Il desiderio sincero di servire, anche se veniamo a trovarci senza forze e risorse, ci aiuta a fare quel primo passetto. Anche un lungo cammino lo percorriamo comunque passo dopo passo. Quel primo passo spetta a noi. mi rivolgo ancora a chi spesso o ogni tanto va "in pausa": amate ciò che vi succede. Sfruttate tutto questo per divenire sensibili,compassionevoli, empatici, caritatevoli, comprensivi, affettuosi, discreti, solidali. Questo non farà altro che rendervi migliori.
E allora vi renderete conto che tutto questo era veramente un dono e ringrazierete per questo.
Come ho fatto io.
Un abbraccio. Eleonora






giovedì 26 febbraio 2015

Grazie.




Grazie.

Si. Grazie. Be', pensavo alla prima parola che avrei dovuto scrivere e questa è sicuramente quella giusta. Un grazie a Colui che veglia su di me costantemente. Grazie a Colui che mi detta le parole da scrivere. Grazie a Colui che mi ama senza limiti e che ha così tanta pazienza con me. Grazie a Colui che è sempre lì a confortarmi, ad incoraggiarmi, a guidarmi. Grazie Signore. Io so che sei Lì. 
Mi chiamo Eleonora.
 Non sono una scrittrice. 
Ma ho qualcosa da dire..