giovedì 21 marzo 2019

La bellezza e Tarzan





Da Tarzan di Edgar Rice Burroughs


A dieci anni era forte come un uomo normale di trenta, e molto più agile dell'atleta meglio allenato. E la sua forza cresceva di giorno in giorno.
Fino ad allora la sua esistenza tra quei fieri compagni era stata felice; non ne ricordava un'altra, e credeva che nel vasto mondo ci fossero soltanto la sua immensa foresta e gli animali selvatici della giungla.
Dopo i dieci anni cominciò ad accorgersi della differenza che c'era fra lui e i suoi compagni.
Il suo piccolo corpo, abbronzato dal sole e dalle intemperie, cominciò d'un tratto a ispirargli una gran vergogna, così senza peli, come quello di un serpente o di un altro rettile.
Cercò di rimediare, impiastricciandosi da capo a piedi col fango; ma il fango presto si seccava e cadeva; e poi gli dava tanta noia sentirselo addosso che preferì la vergogna al fastidio.
Sull'altipiano frequentato dalla tribù c'era un laghetto, dalle acque chiare e immobili; qui Tarzan vide per la prima volta il suo volto.
Fu in un giorno di gran sole, nella stagione senza piogge. Era sceso a bere alla riva, insieme con uno dei suoi cugini. Mentre entrambi si sporgevano verso l'acqua, apparvero, l'uno accanto all'altro nello specchio liquido, i due volti: l'orribile muso dello scimmione e i fini lineamenti del nobile rampollo di un'antica famiglia dell'aristocrazia inglese.
Tarzan rimase avvilito. Era già una cosa assai brutta non aver peli; ma avere per giunta una faccia come quella! Si domandava come le altre scimmie potessero guardarlo senza disgusto, con quella piccola fessura che era la sua bocca, e quei dentini bianchi così piccoli e deboli! Che figura meschina, accanto alle grosse labbra e alle zanne potenti dei suoi fratelli più fortunati!
E quel nasino, così piccolo e sottile! Tarzan arrossì nel paragonarlo alle larghe narici del suo compagno. Quello era un naso! Eccolo là: occupava mezza faccia. < Che cosa invidiabile essere belli!> pensava il povero Tarzan.
Ma quando passò ad esaminare gli occhi, oh, allora fu il colpo finale! Una macchia scura, un cerchio grigio, e poi quel bianco! Che orrore! Nemmeno i serpenti avevano degli occhi brutti come i suoi.



Tarzan. Un personaggio così lontano dal mio mondo e da quello di moltri altri.
Il suo concetto di bellezza esula di certo i miei canoni. A molti occhi il suo pensiero appare assurdo e risibile. Eppure ciò che prova in queste righe ci riguarda tutti.
Non è mai forse capitato almeno una volta ad ognuno di noi di sentirsi in qualche modo inadeguato, indesiderato, ..brutto?
E paragonandoci agli altri sentirci inferiori non  avendo dimenticato o non conoscendo il nostro nobile retaggio divino?
E abbiamo provato vergogna?


"Se scegliamo di concentrarci sul bene, di confidare nel Signore e nella Sua Espiazione, e accettiamo e impariamo dalle nostre imperfezioni, possiamo abbandonare le aspettative non realistiche riguardo a noi stessi e cercare il bene e le felicità. Ci sentiremo in pace con le nostre imperfezioni e troveremo conforto nell'amore redentore di Dio. Avremo gioia nel cuore, sapendo che il piano di salvezza potrà ricondurci al Padre Celeste, se facciamo del nostro meglio, pur essendo imperfetti, per essere degni di vivere di nuovo con Lui."

(Trovare pace nelle imperfezioni - Elizabeth Lloyd Lund
https://www.lds.org/study/liahona/2017/02/young-adults/finding-peace-in-imperfection?lang=ita)


Sorella Elaine S. Dalton nel 2010 raccontò di quando ancora giovane donna andò a casa di presidente McKay

"..si appoggiò allo schienale della sedia, prese la mano di sua moglie e disse:
-Adesso, giovani donne, vorrei che incontraste la mia regina-.
Seduta lì accanto a lui c'era sua moglie, Emma Rae McKay. Sebbene non indossasse una corona di scintillanti diamanti, nè fosse seduta su un trono, io sapevo che lei era una vera regina.
I suoi capelli bianchi erano la sua corona e i suoi occhi puri splendevano come gioielli.
Quando il presidente e sorella McKay parlarono della loro famiglia e della loro vita insieme, le loro mani intrecciate dissero tutto sul loro amore. I loro volti irradiavano gioia.
La sua era una bellezza che non può essere acquistata.
Era il risultato di anni di ricerca dei doni migliori, dell'ottenere una buona istruzione, della ricerca della conoscenza tramite lo studio e tramite la fede. Era il risultato di anni di duro lavoro, del sopportare fedelmente lemprove con ottimismo, fiducia, forza e coraggio. Era il risultato della sua risoluta devozione e fedeltà al marito, alla famiglia e al Signore.
Quel giorno di autunno ad Huntsville, nello Utah, mi fu rammentata la mia identità divina e compresi quella che ora chiamo bellezza profonda, il tipo di bellezza che splende da dentro.
E' il tipo di bellezza che non può essere dipinto, creato chirurgicamente o comprato.
E' il tipo di bellezza che non si lava via. 
E' fascino spirituale. La bellezza profonda proviene dalla virtù. (...)
E' una bellezza che si acquisisce tramite la fede, il pentimento e il rispetto delle alleanze."

(Ricordate chi siete! - Elaine S. Dalton conferenza generale aprile 2010
https://www.lds.org/general-conference/2010/04/remember-who-you-are?lang=ita&country=ch)



Un abbraccio con liana. :)


Eleonora








Credit to https://characterdesignreferences.com/art-of-animation-6/art-of-tarzan

Matite




Ero anch'io là, per caso, il giorno in cui nel negozio in cui lavora la mia amica Paola è stato consegnato un pesante scatolone donato da un'azienda che fabbrica matite. Nell'aprirlo siamo rimaste entrambe spiazzate nel constatare che la scatola conteneva  centinaia di matite.. grigie.
Grigie e solo grigie.
Cosa se ne poteva fare?
Anche se erano tante, il colore era uno solo (oltretutto non certo uno dei più "allegri") e questo anche nell'insieme praticamente ne azzerava il valore.
mi ha fatto riflettere.
Non siamo forse anche noi come matite colorate?
E non è forse vero che il Padre Celeste ha creato ognuno di noi di un diverso colore?
Altrimenti come si potrebbero realizzare meravigliosi disegni con le nostre vite?
E a quale gloriosa opera assisteremmo se fossimo stati tutti grigi?
Invece siamo fatti di tanti colori.
Non nascondiamoli.
Ma illuminiamoli facendo brillare quella luce dentro di noi che viene dal nostro retaggio divino.


Ma io vedo i tuoi colori veri
che risplendono dentro di te
vedo i tuoi colori veri
ed è per questo che ti amo
quindi non avere paura di mostrarli
i tuoi colori veri
i colori veri sono belli
come un arcobaleno.

(dalla canzone True colors)




"Nei nostri volti viene una luce sacra quando abbiamo un legame personale con il nostro amorevole Padre Celeste e Suo figlio, il nostro Salvatore e Redentore. 
Con questo legame i nostri volti rifletteranno < la sublime rassicurazione> che Egli vive."

                         (da La luce nei loro occhi - James E. Faust
https://www.lds.org/general-conference/2005/10/the-light-in-their-eyes?lang=ita&country=de)



Un abbraccio.

Eleonora