lunedì 6 luglio 2015

Il "mio" scrivere

Amo scrivere.
Lo amavo immensamente anche quando ero una bambina. A scuola scrivere i temi era per me prendere una boccata d'aria. Respiravo creativita' pura. Ma probabilmente non mi ero mai resa conto di quanto. E di quanto questo facesse parte di me. 
Il merito lo devo moltissimo alla mia maestra elementare, la signora Rosa. Lei incoraggiava e lasciava libera la mia creativita'. Lei era cosi' entusiasta di cio' che scrivevo che mi mandava a leggere le mie "opere" anche nelle altre classi. Ero una bambina timidissima e quello era il modo in cui potevo uscire e dare, a me e agli altri. Alle scuole medie questo e' continuato. Finivo sempre per essere quella che regolarmente rappresentava la scuola ai concorsi letterari. Ma a me di quello non importava poi molto. 
Credo che cio' che colpisse,specialmente gli adulti, dei miei elaborati non fosse certo una particolare forma di scrittura sofisticata e fluente quanto la particolarita' dei contenuti. Il foglio bianco per me era l'inizio di una riflessione. Non scrivevo mai se non dopo aver riflettuto e ponderato esattamente su cosa volevo veramente trasmettere. Li' dentro esprimevo me stessa, con le mie opinioni, i miei ragionamenti. Li' dentro c'era l'implicito invito ai lettori a fare altrettanto. Ricordo che in prima media ci assegnarono un tema per un concorso in occasione dell'Anno internazionale del fanciullo. Molte insegnanti vollero una copia del mio per se'. 
Ma si sa, spesso sul nostro cammino di vita possiamo trovare numerosi fattori di distrazione che distolgono da cio' che sei veramente, anche fino a fartelo dimenticare del tutto. E cosi' dopo il liceo scientifico mi ritrovai "matura", ma con cucito addosso un senso di costrizione e di forzatura tali che non potevo nemmeno piu' concepirmi a frequentare una normale, tradizionale, inquadrata facolta' universitaria esistente all'epoca. Cosi' nel cercare qualcosa di creativo che pero' potesse essere finalizzato ad una professione (che tradotto era: che ti facesse stare con i piedi per terra) scelsi di frequentare una scuola triennale di pubblicita'. Naturalmente l'ultimo anno volli specializzarmi come copywriter. 
Ma.. sorpresa! Non ero per nulla quella che si distingueva e le idee sui testi non mi venivano cosi' facilmente e quello che mi veniva non entusiasmava ne' me ne' l'ambiente competitivo, edonistico e molto spesso superficiale della Milano anni '80 in cui mi trovavo. 
Ancora una volta avevo perso me stessa. L'insegnante del corso di scrittura creativa non si risparmiava in critiche pesanti di fronte a nessuno. Ho scritto che non mi distinguevo? Ecco, forse non e' esatto. Meglio dire che non ero all'altezza in quel campo. Perche' invece ancora una volta io mi sentivo diversa. Un giorno l'insegnante ci assegno' un esercizio creativo in classe. Dovevamo semplicemente guardare fuori dalla finestra ed elencare di getto cio' che ci veniva in mente, senza pensarci piu' di tanto. Quando fu il momento di confrontarci mi resi conto di aver fatto qualcosa di completamente diverso rispetto agli altri: non meglio, non peggio ma diverso, unico. Una volta sottoposto il mio esercizio all'insegnante vidi il suo viso esprimere un certo disgusto. Dopodiche' mi disse: "Con il tuo stile tu non farai mai pubblicita'!" Frustrata, confusa  ma desiderosa di risposte la incalzai immediatamente: 
"E quindi con il mio stile cosa potrei scrivere?" Lei rilesse il mio testo, aggrotto' la fronte e poi con aria sufficiente rispose: "Canzoni. Tu puoi scrivere canzoni."
Ero frastornata. Non riuscivo a capire cosa mi stesse capitando, cosa tutto questo significasse. E quindi? Chi ero? Dopo essere comunque riuscita a diplomarmi ebbi la benedizione di formare la mia famiglia. Divenni mamma a tempo pieno. Viste le difficolta' incontrate, soprattutto economiche, vissi un momento difficile. Mi ricordo ancora di essermi svegliata per diverse notti con l'impulso di dover prendere carta e penna e scrivere favole e filastrocche per mia figlia. Ma ancora non mi rendevo conto che, anche se da me sepolto e dimenticato, si trattava di qualcosa che faceva parte di me: era solo li' nascosto da qualche parte. 
Dopo che il Signore decise che era ora che la mia vita cambiasse e diventai membro della Chiesa di Gesu' Cristo dei Santi degli ultimi giorni, ebbi la possibilita' di scrivere discorsi, messaggi, idee, qualche pagina di diario, ecc. 
Credo pero' non mi rendessi ancora conto di nulla. Questo fino ad ottobre 2010. Avevo passato un momento della mia vita in cui ero arrivata al punto di credere di non saper fare piu' nulla. Dovevo trovare la forza di uscire da quella situazione. Dovevo affidarmi al Signore e desideravo servirLo. Sapevo che nonostante la salute, il tempo, ecc Lui avrebbe esaudito le mie preghiere. Da qualche parte dovevo iniziare. E cosi' mi ritrovai a riflettere sulle piccole cose che ero in grado di fare. E mi venne in mente il "mio" scrivere. Dovendo stare parecchio tempo a casa e spesso non con uno stato di salute fantastico (ero come un'auto perennemente in riserva) cominciai ad utilizzare la scrittura utilizzando i social, la posta elettronica, ecc. Come dicevo, l'ottobre del 2010 segno' una svolta nella mia vita. L'essere invitata con la mia famiglia alla cerimonia per il futuro tempio di Roma instillo' in me il desiderio di documentare tutto: la preparazione spirituale, gli avvenimenti, le emozioni, le testimonianze. 
Da li' iniziai seriamente a scrivere il diario. Lo scopo principale era poter lasciare un'eredita' spirituale per la mia famiglia attuale e futura. La gioia sempre maggiore di utilizzare un talento per aiutare  qualcun altro ha prodotto in me nel tempo anche sempre maggiore desiderio di continuare a trovare anche sempre nuovi modi per farlo. 
Dai discorsi al diario, dai messaggi alle lettere, da una raccolta di testimonianze a un blog fino al progetto di speciali caminetti: ma tutto sempre con uno scopo. Poter usare le parole per confortare, per consolare, per rallegrare, per rassicurare, per incoraggiare, per ispirare: in due parole,  per servire. 
Non ho potuto trovare maggior gioia nella mia vita che mettere un "mio" (non c'e' nulla di mio) talento al servizio del Signore. Attraverso tutto questo non mi perdo piu' ma anzi mi ricordo chi sono. 
Le parole non sono mie. Sono Sue. 
Il mio compito e' di essere all'altezza di poterle leggere nel cuore, arrivate li' tramite il filo con il cielo che mi lega al mio Maestro. 

Eleonora



Ps : E le canzoni? 
Le ho scritte. Aspetto solo che il Maestro aggiunga la musica. :) 

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